su Smezziamo - Nel Mezzo del Racconto
LIBRERIA ROMA – UBIK PONTEDERA
BOOK THEATRE UNDERGROUND
letture di Marco di Stefano
"LA ROSA È VIVA" GUARDA LA PRESENTAZIONE
Esiste per essere percorso, questo sentiero scosceso: fino ai corpi convulsi che cercano la grazia.
su Smezziamo - Nel Mezzo del Racconto
LIBRERIA ROMA – UBIK PONTEDERA
BOOK THEATRE UNDERGROUND
letture di Marco di Stefano
"LA ROSA È VIVA" GUARDA LA PRESENTAZIONE
Oggi al Cinema Caffè Lanteri di Pisa è stata presentata l'antologia Seduzione di MdS Editore
Il libro, disponibile nel catalogo dell'editore, contiene anche il mio racconto
Una goccia di verità 💓
Guarda la propria immagine riflessa nello specchio. Si rade usando la consueta attenzione, quella che gli occorre per non causarsi più dolore del necessario.
Ma qual è poi il dolore necessario? Anni addietro ha deciso di risparmiare a sé stesso tutta la sofferenza che può essere risparmiata. Pian piano ogni azione è diventata il frutto di un’esposizione misurata e calcolata.
Le dita ripetono i gesti conosciuti, in un rituale rassicurante e vagamente gratificante. Lascia solo le basette, ben definite e squadrate. Infine esamina il mento con cura, riscontrando, anche questa volta, la totale assenza di tagli.
Alessio Vari ha dedicato tante energie a costruire un complicato sistema di autoprotezione, ma non per questo ostenta sicurezza, anzi, appena ne ha l’occasione, si presenta come un uomo estremamente vulnerabile e fragile. Strana corazza la sua, che invece di evocare una parvenza di forza attrae l’attenzione sulle ferite.
Lo sapevo che certe cose le donne in quell’ambiente là non le possono fare, ma [...] mi andava bene, perché era chiaro qual era il nostro compito e quando si trattava di aiutare la gente mi sembrava di fare una cosa giusta. Anche se alla gente non gli puoi risolvere la vita, puoi dare un aiuto concreto. È vero, ma se ci pensi bene tutto questo si regge sulla paura. Quando uno è pieno di casini gli sta bene trovare un nemico, magari un altro disgraziato, che diventa il male di tutti i mali, quello che è venuto in Italia a rubarci il pane e la casa. Ogni volta che dici “prima gli italiani” alimenti la paura, ma quello che passa è che c’è qualcuno che ha a cuore i tuoi problemi, e va bene anche se quelli là che ti dovrebbero difendere sono dei picchiatori.
Strana giornata, oggi. Per tutto il giorno il cielo è stato grigio e compatto. A guardarlo mi mancava l'aria, come se su di me incombesse il respiro della morte. Non parlo solo del senso di precarietà legato alla guerra, ma di qualcosa di più intimo, radicato nella mia carne. Mi è sembrato così potente da poter condizionare il mio sangue, anche quando scorrerà nelle generazioni che lo erediteranno.
Poi, stasera, il cielo si è fatto stranamente terso. Ho avuto la sensazione che solo in quel momento fosse diventato possibile vederlo, è stato come se vedessi il cielo per la prima volta.
Lidia rimise insieme le carte. Le assicurò alla custodia di una mattonella sconnessa, come faceva sempre, da quando aveva capito che non avrebbe potuto spedire le sue lettere.
Quella precauzione, che sarebbe tornata utile nel caso in cui ci fosse stata una perquisizione della casa, col tempo era diventata una specie di rituale, che le permetteva di mettere al sicuro almeno una parte di sé.
Lidia dice che si è accorta che quelle donne erano esseri umani quando si sono spaventate. Ha ragione, abbiamo tutti paura. Mia madre e mio padre hanno paura di non farcela a mandare avanti la baracca, Luca ha paura del buio e non gli piace dormire da solo.Io? Io ho paura di un sacco di cose, ma per parecchio tempo ho preferito non pensarci. E invece sarebbe meglio dirlo quando hai paura, perché magari, se tutti lo fanno, nessuno ha più motivo di sentirsi un pesce fuor d’acqua. Pure uno come Marco, anche se fa il duro, secondo me ha paura. Altrimenti non avrebbe bisogno di spaccare la faccia a tutti quelli che incontra e magari gli piacerebbe rispettare una ragazza e farci l’amore.Quando ho cominciato ad andare in sezione mi sembrava tutto facile, non c’era da farsi troppe domande, era tutto organizzato.Sai subito come ti devi vestire, quale musica ascoltare, dove andare la sera. E senti anche che, se ti serve, c’è qualcuno che ti può proteggere. Quando ero la donna di Marco a nessuno gli sarebbe saltato in mente di darmi fastidio. Mi stava bene così. Lo sapevo che certe cose le donne in quell’ambiente là non le possono fare, ma anche questo mi andava bene, perché era chiaro qual era il nostro compito e quando si trattava di aiutare la gente mi sembrava di fare una cosa giusta. Anche se alla gente non gli puoi risolvere la vita, puoi dare un aiuto concreto. È vero, ma se ci pensi bene tutto questo si regge sulla paura. Quando uno è pieno di casini gli sta bene trovare un nemico, magari un altro disgraziato, che diventa il male di tutti i mali, quello che è venuto in Italia a rubarci il pane e la casa. Ogni volta che dici “prima gli italiani” alimenti la paura, ma quello che passa è che c’è qualcuno che ha a cuore i tuoi problemi, e va bene anche se quelli là che ti dovrebbero difendere sono dei picchiatori.
"La luce del lampadario proietta l’ombra di Carlo sulla parete.
Mi viene in mente quando mi immaginavo Antonio tale e quale
a lui. Forse c’è sempre stato un posto per Lisa e per Carlo in questa storia.
Non mi sento in imbarazzo. Mi sono abituata a leggere ad alta
voce, mi concentro sulle parole ed è come se vedessi quello che
sto leggendo. Di Lidia ho una fotografia, quella che era insieme
alle carte che mi ha dato nonno. Anche se a Ravensbrück il suo
aspetto sarà stato molto diverso, io me la immagino com’è in
quella foto, con le guance piene e i capelli lunghi."
"Le donne del mio trasporto erano tutte deportate politiche e tutte mi
conoscevano come Rosa. Anche qui, a dispetto del numero di matricola cucito
sui vestiti, sono conosciuta con quel nome. «La Rosa», dicono le italiane.
Chiamarci per nome è forse una delle poche cose che possiamo fare per
ricordarci che siamo esseri umani."