4 luglio - Presentazione "La Rosa è viva" Circolo Arci "Il Botteghino"
"La luce del lampadario proietta l’ombra di Carlo sulla parete.
Mi viene in mente quando mi immaginavo Antonio tale e quale
a lui. Forse c’è sempre stato un posto per Lisa e per Carlo in questa storia.
Non mi sento in imbarazzo. Mi sono abituata a leggere ad alta
voce, mi concentro sulle parole ed è come se vedessi quello che
sto leggendo. Di Lidia ho una fotografia, quella che era insieme
alle carte che mi ha dato nonno. Anche se a Ravensbrück il suo
aspetto sarà stato molto diverso, io me la immagino com’è in
quella foto, con le guance piene e i capelli lunghi."
"Le donne del mio trasporto erano tutte deportate politiche e tutte mi
conoscevano come Rosa. Anche qui, a dispetto del numero di matricola cucito
sui vestiti, sono conosciuta con quel nome. «La Rosa», dicono le italiane.
Chiamarci per nome è forse una delle poche cose che possiamo fare per
ricordarci che siamo esseri umani."